Venezia è una città che produce oggetti artigianali con una lavorazione che attinge da un’antica tradizione e, inoltre, offre molti prodotti made in Italy: dalla moda alla cucina.

La strada principale in cui potrete acquistare le più grandi firme italiane è via XXII Marzo, vicino a piazza san Marco: negozi di Gucci, Versace, Valentino, Moncler e importanti nomi della moda italiana vi aspettano con le borse, le scarpe e i loro tagli d’abito inconfondibili.

I prodotti artigianali locali potrete acquistarli in vari negozi della città.

Attenzione tutti i prodotti citati sono difficilmente riproducibili, eppure non sono rari i tentativi di contraffazione. In Italia esiste una legge che  prevede sanzioni gravi a chi acquista merce contraffatta, quindi non comprate borse o cinture per la strada.

Il Comune di Venezia dal 2014 ha attivato una campagna contro le imitazioni e le contraffazioni:

Acquistando prodotti contraffatti rinunci alla qualità, contribuisci allo sfruttamento del lavoro, metti in pericolo la tua salute e rischi una sanzione fino a 7.000 euro. Non uccidere il tuo stile, non comprare contraffatto!

Attenzione anche a tutti i negozi che vendono souvenir o paccottiglia varia, non hanno prodotti certificati né autentici.

 

I prodotti artigianali veneziani sono, per chi ancora non li conoscesse:

il VETRO di MURANO, meravigliosi oggetti in vetro soffiato creati nelle fornaci muranesi da maestri vetrai. Un lavoro antico e tradizionale che ha visto la creazione di quegli splendidi lampadari denominati Rezzonico appesi nei più bei palazzi della città, la nascita di grandi maestri e aziende vetrarie conosciute in tutto il mondo come Venini, Moretti, Cenedese, Tagliapietra ecc., l’esportazione di un lavoro di artigianato che è diventato un’arte. I vetrai muranesi hanno creato un marchio apposito istituito dalla Regione del Veneto che certifica che i prodotti sono realizzati nell’isola di Murano. I negozi che vendono vetri autenticati hanno sui loro prodotti il bollino adesivo anticontraffazione che ne certifica la provenienza.

 

il MERLETTO, un antico lavoro prettamente femminile che si svolgeva sull’isola di Burano dove racconta una leggenda che la tipica lavorazione sarebbe connessa alla tradizione marinaresca degli abitanti della piccola isola, legati alla pesca e di conseguenza alla fabbricazione e alla riparazione in loco delle reti. Una forte spinta alla diffusione di questo tipo di artigianato venne dato dalla dogaressa Morosina Morosini, che alla fine del XVI secolo creò un laboratorio a Venezia, nel quale trovarono impiego 130 merlettaie. Alla sua morte l’arte del merletto continuò ad essere coltivata. Vista la forte richiesta, la Corporazione dei Merciai se ne assunse la prerogativa, organizzando il lavoro nelle case, negli orfanotrofi, nei conventi, negli ospizi, nelle isole, divenendo così nel secolo XVII (epoca del boom del merletto in Europa) una delle corporazioni più ricche di Venezia. Nel XIX secolo venne aperta una Scuola del Merletto che fece rifiorire il commercio. Fu chiusa nel 1970. La produzione continuò privatamente, grazie anche alla nascita di una serie di negozi locali. Attualmente l’estrema difficoltà tecnica dei pezzi più pregiati, e la loro lunga o lunghissima gestazione (per creare una grande tovaglia fittamente ricamata serve il lavoro di dieci merlettaie per tre anni), hanno da un lato fatto lievitare enormemente i prezzi, dall’altro favorito la ricerca di una tecnica di lavorazione più sbrigativa e veloce, a scapito della qualità.

Andate a visitare il Museo del Merletto in piazza Galuppi a Burano.

Un negozio raffinatissimo che vende rivisitazioni del merletto di Burano è Jesurum vicino a San Marco.

 

le MASCHERE di CARTAPESTA, una lavorazione che si perde nei tempi antichi con la creazione delle baute, maschere che venivano utilizzate dai veneziani per tutto il Carnevale che, in altre epoche, era un periodo molto lungo e veniva usata spesso anche a teatro e nelle feste, o veniva portata  per corteggiare o essere corteggiati in reciproco anonimato. L’utilizzo quasi quotidiano della maschera richiedeva dunque una lavorazione che prevedesse materiali leggeri da indossare: la cartapesta era sicuramente tra i migliori.

A partire dal XIII secolo la storia delle maschere di Carnevale inizia ad essere documentata da notizie su produzione, scuole e tecniche di realizzazione. Gli artigiani che fabbricavano maschere si chiamavano maschereri, e, dopo aver fatto un composto morbido e malleabile di carta, acqua e colla (la cartapesta) lo inserivano dentro uno stampo di gesso o di argilla, al quale avevano dato precedentemente la forma che desideravano avesse la maschera nel suo risultato finale, poi aspettavano che si asciugasse, lavoravano la maschera asciutta per renderla liscia, senza sbavature e bozzi e poi la decoravano con colori, perline e piumaggi vari. Ancora oggi si utilizza la stessa tecnica di lavorazione artigianale.

A Venezia ci sono molti negozi di maschere, ve ne consigliamo qualcuno che ha anche il laboratorio e dove potete vedere con i vostri occhi la lavorazione della cartapesta:

La BAUTA in campo San Tomà

CA’ MACANA vicino a campo San Barnaba

L’ARTISTA della BARBARIA in Barbaria dele Tole vicino a campo ss Giovanni e Paolo

KARTARUGA in calle del Paradiso vicino in campo San Bortolo mio