La festa del Redentore celebra, ogni anno, la fine dell’epidemia di peste, che colpì tra il 1575 ed il 1577 gran parte dell’Europa e Venezia in particolare, dove su una popolazione stimata di circa 180.000 abitanti ne morirono più di 50.000.

Doge e Signoria raggiungevano la chiesa, nelle solenni celebrazioni della terza domenica di luglio, attraversando il ponte votivo che univa la riva delle Zattere con quella della Giudecca, di fronte alla Chiesa del Redentore.

Inizialmente il Ponte Votivo era costruito affiancando 80 galere, ma si passò ben presto a più economiche e pratiche zattere. A partire dagli anni ‘50 del Novecento, il ponte votivo fu assemblato dal Genio militare italiano come esercitazione sfruttando un ponte Bailey di provenienza inglese (realizzato con elementi modulari di ferro e legno) abbandonato dagli alleati al termine del secondo conflitto mondiale, fino a che nel 2002 fu sostituito da un più moderno ponte galleggiante modulare.

Il Ponte Votivo del Redentore è il più antico e in 400 anni le cose sono cambiate e il ponte è stato costruito con sistemi sempre più moderni. Oggi è costruito con un sistema modulare tale da costituire una configurazione tipo “ponte di barche”. I moduli base e le passerelle d’accesso, grazie alla loro modularità, assicurano una flessibilità di impiego che li rende utilizzabili per altre manifestazioni.

L’attraversamento ha uno sviluppo complessivo di 333,6 m. La larghezza fruibile è di 3,6 m. Il varco centrale (alto 4,2 m) permette il transito delle imbarcazioni, l’illuminazione del ponte è assicurata da lampade alloggiate sotto il corrimano, mentre le luci di segnalazione sono sistemate in corrispondenza dei varchi.