Nel mese di luglio si svolge una festa tradizionale popolare molto sentita dai veneziani: la festa del Redentore e se volete esserci anche voi vi conviene cominciare a prenotare ora, con largo anticipo, altrimenti a breve, a Venezia sarà difficile trovare posti liberi.
La festa del Redentore cade ogni anno la terza domenica di luglio in onore della costruzione della chiesa del Redentore sull’isola della Giudecca, la cui prima pietra fu posta la terza domenica del 1577, per volere del doge Alvise Mocenigo, per ringraziare la Madonna e i santi della fine della pestilenza che aveva decimato la popolazione veneziana.
Ancora oggi viene allestito un ponte di barche che attraversa il canale della Giudecca sul quale va in processione tutta la città di Venezia, fino alla chiesa del Redentore.
Inizialmente il Ponte Votivo era costruito affiancando 80 galere, ma si passò ben presto a più economiche e pratiche zattere. A partire dagli anni ‘50 del Novecento, dal Genio militare italiano come esercitazione sfruttando un ponte Bailey di provenienza inglese (realizzato con elementi modulari di ferro e legno) abbandonato dagli alleati al termine del secondo conflitto mondiale, fino a che nel 2002 fu sostituito da un più moderno ponte galleggiante modulare.
Oggi è costruito con un sistema modulare tale da costituire una configurazione tipo “ponte di barche”. I moduli base e le passerelle d’accesso, grazie alla loro modularità, assicurano una flessibilità di impiego che li rende utilizzabili per altre manifestazioni.
L’attraversamento ha uno sviluppo complessivo di 333,6 m. La larghezza fruibile è di 3,6 m. Il varco centrale (alto 4,2 m) permette il transito delle imbarcazioni, l’illuminazione del ponte è assicurata da lampade alloggiate sotto il corrimano, mentre le luci di segnalazione sono sistemate in corrispondenza dei varchi.
La festa del Redentore è conosciuta soprattutto per lo straordinario spettacolo pirotecnico in Bacino di San Marco, ma le antiche tradizioni, tra cui il ponte votivo e le solenni celebrazioni presiedute dal patriarca, che continuano con cadenza annuale dal lontano 1577, mantengono in vita il profondo ed importante significato della festa.
Vi lasciamo anche la ricetta tradizionale veneziana che ancora oggi tutti mangiano in occasione della festa:
Le sarde in saor
Ingredienti:
- 700 g di sarde freschissime
- 1,4 Kg di cipolle bianche
- farina 00 q.b.
- olio semi di arachide q.b.
- olio extra vergine d’oliva q.b.
- sale
- pepe
- 1 cucchiaio di zucchero
- mezzo bicchiere di aceto bianco
- 2 cucchiai di uvetta sultanina (facoltativa)
- 1 cucchiaio di pinoli (facoltativi
Un piatto composto da sarde e cipolle principalmente, un piatto che fa parte della cucina tradizionale veneziana, esteso poi anche alla cucina veneta: le sarde, un pesce povero e che si pesca in abbondanza, fritte in una grande quantità di olio, e le cipolle, prima stufate, poi passate nell’olio e sfumate con l’aceto, a creare un composto che, non solo insaporisce, ma conserva e se la preparazione non riposa almeno un paio di giorni non si insaporisce a sufficienza.
Quindi la necessità principale di questo piatto è che si conservi il più possibile per essere consumato nel tempo della navigazione, ad esempio, cibo da marinai, dunque, ma anche che possa venir mangiato suddividendolo in più giorni per ovviare alla mancanza e fare da riserva, da scorta.
La ricetta può subire variazioni o aggiunte per rendere il piatto più gustoso, ed ecco allora che entrano in scena i pinoli, le uvette da aggiungere al miscuglio di cipolle e aceto, oppure vino bianco a sostituire tutto o parte dell’aceto per rendere il piatto più delicato.
La qualità degli ingredienti è indispensabile per una buona riuscita del piatto: le sarde devono essere freschissime e le cipolle devono essere quelle bianche prodotte a Chioggia, se si vuole ottenere il gusto tipico che assapora il veneziano, altrimenti vanno bene anche cipolle bianche qualsiasi.
Preparazione:
Eliminate testa e l’intestino dalle sarde e lavatele bene sotto l’acqua fredda. Asciugatele e infarinatele per bene. Friggetele in olio di semi di arachide bollente. Quando saranno rosolate su entrambi i lati, riponetele su carta assorbente e cospargetele di sale. Preparate, poi, le cipolle: tagliatele a fette sottili e fatele soffriggere nell’olio di oliva. Non appena saranno dorate, aggiungete sale, pepe, zucchero e aceto e lasciate evaporare quest’ultimo. Dopodiché potete togliere la pentola dal fuoco. E così avrete ottenuto il vostro saor. Ora prendete una terrina e alternate a strati le sarde e il saor con l’uvetta – prima ammollata in acqua tiepida – e i pinoli. Perché i sapori si uniscano alla perfezione, dovrete lasciar riposare il tutto almeno per un giorno. E ricordate di servirle fredde!