Nella tradizione veneziana il 25 dicembre i bambini non aspettavano l’arrivo di Babbo Natale che scendeva dal Polo Nord con la slitta carica di doni, ma aspettavano la Befana chiamata Maràntega che riempiva le calze dei bambini con mandarini, arachidi, qualche dolcetto, caramelle e pezzettini di carbone.

Narra una leggenda che i tre Re Magi, alla ricerca del Bambin Gesù, si fermarono per chiedere la strada ad una buona vecchina (che però nulla sapeva del Bambinello e non seppe quindi indicare la via da seguirsi); Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, i tre Re Magi, se ne ripartirono subito di lì in gran fretta, troppo velocemente per la povera vecchina che avrebbe voluto seguirli e portare anche lei i suoi regalini al Bambin Gesù; ma i Magi erano già partiti e da quel momento la povera befana, che non giunse mai nella capanna della Nascita (o Presèpio), continua a cercare per tutto il mondo il Bambinello lasciando sempre a tutti bimbi buoni i doni che porta sempre con sé (nella speranza che fra di loro si trovi anche il Bambino Gesù).

FOTOATTUALITA’. LA REGATA DELLE BEFANE

 

Inoltre non si usava addobbare l’albero di Natale con luci e palline colorate, ma in ogni casa, ricca o povera, nei giorni precedenti il Natale si faceva il Presèpio, (di francescana memoria: infatti il primo presepio fu voluto ed attuato da San Francesco nelle chiesetta di Greccio, a.D. 1223;) e lo si faccia con l’aiuto dei bambini: il laghetto fatto con un frammento di specchio con sopra le ochette, la carta crespata per la grotta, la stella ritagliata da un cartoncino argentato, un po’ di fior di farina per la neve…

A questo proposito ancora oggi vi sono esposti in alcune chiese, durante questo periodo, dei bellissimi presepi: Chiesa di San Trovaso, chiesa dei Frari, Basilica di San Marco.

 

Fin dal XII secolo e fin dal dogado di Ordelaffo Falier, a Venezia i festeggiamenti per il Natale duravano fino al 26 dicembre, giorno di Santo Stefano: dopo aver ascoltato la messa serale del 25 dicembre nella Basilica di San Marco, il Doge con tutto il suo seguito attraversava il bacino di San Marco per raggiungere la vicina isola di San Giorgio Maggiore.

Nella chiesa omonima il doge venerava le reliquie di Santo Stefano protomartire, custodite lì dal 1109. Durante il giorno seguente il Doge banchettava con tutto il suo seguito in Piazza San Marco mentre nobili e popolani sfilavano mascherati. Il giorno di Santo Stefano segnava infatti l’inizio del Carnevale di Venezia, che si concludeva il mercoledì delle ceneri (in marzo o aprile). (da Rerum Italicarum Scriptores)

 

RICETTA:

Cena per la Vigilia di Natale (le dosi non sono segnate)

Antipasti: Baccalà mantecato servito su fettine di polenta; cape sante; schie lesse.

Per il cenone: lessate una bella bòsega mettendo nel tegame carota, sedano, cipolla e una foglia di alloro.

Una volta cotta, ripulitela e mettetela su un piatto che poserete sopra ad una pentola dove farete bollire un po’ di acqua calda così che il vapore ne mantenga la temperatura.

In una pentola capiente fate soffriggere, in poco olio e a fuoco lento, un pezzo di cipolla ben tritata; versatevi quindi il riso, che dovrà essere perlinato, per il tempo necessario, e sfumatelo con un po’ di vino bianco secco aggiungendo, un po’ per volta, il brodo in cui è stata cotta la bòsega.

Quando il riso è quasi cotto mescolatelo con un po’ di polpa della bòsega, (non troppa per evitare che il riso diventi “stopposo”), quindi aggiungete un po’ di burro per mantecarlo e un pugnetto di parmigiano.

Servite caldo.

La bòsega lessa, che avevate lasciato in attesa, verrà servita, come secondo piatto, circondata da una ghirlanda di patate lesse: il tutto abbellito e insaporito con rametti di prezzemolo; naturalmente il piatto va condito con un filo di olio.

Si può usare come salsa una buona maionese.

Buon Natale a tutti e in particolare al venezianissimo cuoco Aldo Cucco.