Da alcuni nostri lettori ci è stata segnalata una recensione sull’isola di Torcello che sta facendo il giro di tutti i social.
Noi speriamo sia un fake e prendiamo lo spunto per raccontare la storia di un’isola che sicuramente non è “insignificante”.
Le ricerche archeologiche effettuate a Torcello negli anni 1961-62, evidenziano come in loco fosse già presente un insediamento stabile fin dall’epoca romana. Quando nel VII secolo d.c. i longobardi invasero Altino, città romana fin dall’epoca imperiale, i suoi abitanti si rifugiarono a Torcello portando con sé i loro tesori, in modo particolare le reliquie di sant’Eliodoro, primo vescovo di Altino e patrono in seguito del territorio torcellano.
La fondazione della Cattedrale intitolata all’Assunta, coincise, inoltre, con il trasferimento della diocesi di Altino sull’isola. Prova di questa continuità è il fatto che i futuri vescovi di Torcello continuarono a definirsi Altinati sino all’inizio dell’XI secolo.
L’isola formava, assieme alle vicine Mazzorbo, Burano, la testa di ponte del commercio veneziano verso il Mar Adriatico e fu così fiorente, da avere migliaia di abitanti.
Nell’XI secolo venne riedificata la cattedrale, affiancata dalla nuova chiesa di Santa Fosca, e fino al XIV secolo Torcello costituì il principale centro di lavorazione della lana nel Ducato di Venezia.
Nel secolo XV però le fiorenti isole della laguna lasceranno spazio a canneti e a barene per mostrare un panorama geografico lineare e piatto e le principali famiglie abbandoneranno Torcello per trasferirsi a Venezia, dove ormai hanno luogo i commerci più fiorenti. A seguito dell’inarrestabile declino, gli edifici andarono in rovina o furono smantellati per fornire laterizi e materiale da costruzione per lo sviluppo edilizio di Venezia. Una delle cause dello spopolamento del territorio della laguna superiore fu senza dubbio l’interramento dei fiumi, in modo particolare del Sile che ridusse Torcello e le isole limitrofe a terreni paludosi, sistematicamente infestati dalla malaria.
La basilica di Santa Maria Assunta, già cattedrale della soppressa diocesi di Torcello, fu ristrutturata nella forma attuale intorno all’anno mille. Caratteristica singolare: è costituita dai finestroni con imposte formate da lastre di pietra. La parete occidentale, corrispondente con l’ingresso principale, è occupata, all’interno, da un mosaico in stile bizantino di notevolissime dimensioni che rappresenta il Giudizio Universale, alla cui base si trova una Madonna orante, motivo che caratterizza anche l’abside della basilica dei Santi Maria e Donato a Murano.
Per molti anni fra la seconda metà dell’XI secolo e la seconda metà del XII la chiesa di Santa Maria Assunta accolse il più importante ciclo di mosaici dell’Italia settentrionale, e senz’altro fra i più imponenti in Italia insieme a quelli di Santa Maria Maggiore a Roma.
Il presbiterio è separato dalle navate attraverso un’iconostasi, formata nella parte alta da sottili colonne marmoree con capitelli bizantini e, in basso, da bassorilievi di pavoni e leoni e da una serie di tavole lignee con immagini sacre.
Al centro dell’abside si erge l’altare maggiore: racchiude le spoglie di Sant’Eliodoro, primo vescovo di Altino. A sinistra dell’altare un’iscrizione su pietra, risalente alla fondazione della chiesa, costituisce il primo documento di storia veneziana:
Nel nome del Signore Dio nostro Gesù Cristo, durante l’impero del nostro signore Eraclio sempre Augusto, nell’anno ventinovesimo, indizione tredicesima, è stata fatta la chiesa di Santa Maria Madre di Dio, per ordine del nostro pio e devoto signore Isacco, eccellentissimo esarca e patrizio, e, a Dio piacendo, è stata dedicata in favore dei suoi meriti e del suo esercito. Questa è stata fabbricata sin dalle fondamenta grazie al benemerito Maurizio, glorioso magister militum della provincia delle Venezie, residente in questo suo luogo, con la consacrazione ad opera del santo e reverendissimo Mauro, felicemente vescovo di questa chiesa.
La chiesa di Santa Fosca, che risale al XII secolo, ha pianta a croce greca ed un porticato con colonne di marmo e capitelli che riprende il motivo architettonico dell’interno. Le chiese a croce greca sono molto rare e sono sintomo del dominio culturale bizantino, che Venezia subì fra il IX e il XII secolo.
Nello spiazzo prospiciente i due edifici sacri, delimitato anche dal palazzo del Podestà, sede del Museo provinciale di Torcello, si trova il cosiddetto “trono di Attila“, più probabilmente un seggio riservato ai magistrati incaricati di amministrare la giustizia.
Il Ponte del Diavolo, che scavalca un canale interno, conserva la caratteristica forma priva di parapetti, caratteristica originale di tutti i ponti veneziani.